Il secondo volume della collana editoriale di studi sugli orientamenti sessuali Omosapiens, intitolato Omosapiens: spazi e identità queer, a cura di Silvia Antosa si incentra sulla complessa relazione tra sessualità, identità e spazio, e nasce da una serie di pressanti interrogativi: qual è il ruolo dello spazio nella costituzione della sessualità e, contestualmente, qual è il ruolo della sessualità nella costituzione dello spazio? E, soprattutto, qual è il ruolo che lo spazio svolge nella formazione e nella teorizzazione dell’identità di genere, sia individuale che comunitaria?
Omosapiens: spazi e identità queer si pone come il primo esempio italiano di riflessione sulle problematiche relative al complesso rapporto tra spazi e identità queer, innestandosi nell’ambito del dibattito internazionale senza dimenticare di porre particolare attenzione alla nostra realtà geografico-culturale e sociale. Un altro elemento di novità di del volume è dato dalla natura interdisciplinare della raccolta – psicologi, sociologi, letterati, antropologi, linguisti e geografi hanno posto in luce i succitati aspetti del rapporto tra spazio e identità di genere nell’ambito delle varie discipline di appartenenza. Nel volume sono inoltre presenti contributi a firma dei vincitori della seconda edizione premio tesi di laurea e dottorato “Maria Baiocchi”.
Tre sono le sezioni tematiche del volume: “Reclamare gli spazi GLBTQ: dal corpo alla comunità”, “Viaggi e (S)Confinamenti” e “Spazi Transgender”.
Nella prima sezione sono raccolti contributi che discutono il ruolo che alcuni importanti spazi sociali, istituzionali e non – come ad esempio la scuola, la famiglia, ma anche la società, la Chiesa, e gli stessi gruppi GLBT – hanno nel processo di formazione identitaria di gay, lesbiche, orsi, omosessuali credenti e adolescenti in cerca del proprio orientamento sessuale.
I quattro saggi della seconda sezione, intitolata “Viaggi e (S)Confinamenti”, rispondono in modi diversi al problema dei confini, identitari e spaziali: in gioco sono i confini tra l’identità nazionale (eteronormativa) e l’alterità (omo)sessuale, tra spazio pubblico e vita privata, tra spazio della narrazione e spazi di vita vissuta, tra visibilità ed invisibilità, tra chi decide di fare coming out e di narrarlo, seppur nello spazio anonimo e pubblico del web, e chi invece non può rivelarsi e affermare a se stesso/a e agli altri la propria identità, che è il primo spazio vitale di ognuno.
L’ultima sezione raccoglie tre interventi sugli spazi transgender, ognuno dei quali parla di un luogo diverso – Porto, Palermo e San Francisco. Ma non sono solo i diversi spazi geografici a parlare di traiettorie esperienziali e identitarie diverse: i luoghi qui diventano veri e propri spazi degli eventi, e dei traumi. E’ importante porre in rilievo anche lo spazio della scrittura della propria esperienza, che, depositandosi in un archivio, si trasforma anche in uno spazio che non serve tanto alla conservazione quanto alla condivisione. Archivio quindi non come chiusura, ma come apertura, nel tempo e nello spazio.
Il volume si conclude con due rassegne: la prima segnala ai lettori italiani i testi angloamericani che hanno fatto la storia degli studi su sessualità e spazio, e della geografia queer. La seconda rassegna ha lo scopo di introdurre il lettore italiano allo stato dell’arte degli studi gay, lesbici e queer nell’area dei paesi slavi, con particolare riferimento a Polonia, ex-Jugoslavia e Serbia in particolare.
La parte finale del libro è invece dedicata a recensioni e segnalazioni dei volumi più recenti di critica gay/lesbica e queer in campo italiano ed internazionale.
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