Marilyn Monroe, non un sogno ma una donna
Articolo di Lavinia Capogna (giugno 2022)
Marilyn Monroe è stata una delle attrici più famose del cinema della golden age di Hollywood. È stata una delle donne più ammirate del mondo per la sua grande bellezza. È stata anche una delle donne più sfruttata e strumentalizzata come vedremo.
Sono tantissime le biografie pubblicate su Marilyn che ripercorrono i suoi 36 anni di vita.Marilyn era una bambina dolce e delicata, con gli occhi blu scuri e i capelli castani. La sua vita incominciò nel modo più sfortunato perché sua madre, Gladys, la abbandonò dopo solo qualche settimana di vita mettendola a pensione in una famiglia che si occupava dei neonati di altri a pagamento. Era il 1926 ed eravamo a Los Angeles.La madre aveva un piccolo lavoro a Hollywood, numerava i fotogrammi di film, ma soprattutto era al verde e aveva gravi problemi psicologici. Anche il padre della madre aveva sofferto di gravi problemi e nella famiglia c’era una paura della follia, paura che probabilmente ebbe anche Marilyn. Sua madre andava a trovarla molto raramente e lei la ricordava come la “donna con i capelli rossi”, in realtà credeva che la famiglia che la ospitava a pagamento fosse la sua vera famiglia e rimase molto male quando scopri la verità. Non occorre aver studiato psicologia per comprendere quanto letale possa essere per una bambina o un bambino di poche settimane essere abbandonato dalla madre. Tuttavia sua madre, Gladys, non va accusata perché sembra che effettivamente fosse incapace di occuparsi della bambina e trascorse parte della sua vita in ospedali psichiatrici. Non si sa chi fosse il padre di Marilyn, la madre si era sposata due volte, prima con un certo Baker poi con un certo Mortensen, americano di origine scandinava, ma li aveva già lasciati quando ebbe Marilyn.Marilyn usò nel corso della sua vita sia il cognome Baker sia il cognome Mortensen e il suo vero nome era Norma Jeane.Alcuni suoi parenti si chiamavano Monroe.
Marilyn crebbe senza affetto per alcuni anni in una famiglia moralista e bigotta. In seguito cambiò varie famiglie sempre a pagamento e sua madre riuscì regolarmente a pagare le rette ma furono esperienze traumatiche di abbandono e subì anche due gravi aggressioni sessuali a soli 12 anni.Questa infelice infanzia come sostenne la sua psicanalista Anna Freud, figlia di Sigmund Freud, fu all’origine del suo fragile equilibrio psicologico da adulta. Nonostante ciò Marilyn riuscì a continuare ad essere una persona di buon cuore, gentile e timida.Visse anche un certo periodo in un orfanotrofio ed una grande amica della madre la suggestionò dicendole che sarebbe diventata celebre come Jane Harlow, diva bionda platinata, interprete di spumeggianti commedie, che era deceduta a soli 26 anni nel 1937.
Quando aveva solo 15 anni Marilyn conobbe un ragazzo, Jim Dougherty, che aveva cinque anni più di lei. Marilyn era diventata una bellissima ragazza molto riservata. Ella raccontò in seguito che l’amica della madre pagava Jim per portarla al cinema e che fu lei ad avere l’idea del matrimonio per evitare a Marilyn di finire in un altro orfanotrofio.Mentre le altre ragazze potevano avere dei romantici ammiratori e vivere più spensieratamente Marilyn adolescente aveva già un marito, Jim Dougherty.Nel dicembre del 1942 gli Stati Uniti vennero attaccati dal Giappone a Pearl Harbor e il paese entrò in guerra. Jim Dougherty volle arruolarsi nei marines e dopo la guerra sarebbe diventato un poliziotto.Marilyn iniziò a lavorare in una fabbrica di aereoplani e paracaduti dove un giorno capitò un fotografo che le chiese se poteva scattarle una foto. Marilyn accettò. Fu la prima immagine pubblica di Marilyn.Poi lei iniziò a lavorare come modella. Il marito la criticava, avrebbe preferito che fosse rimasta a casa ad aspettarlo, era un ragazzo di idee limitate e convenzionali, geloso e un paio di volte era stato aggressivo. Marilyn, che era stata innamorata di lui, incominciò a ribellarsi alle imposizioni: il ruolo di brava casalinga le andava stretto, voleva lavorare, essere indipendente, avere successo, guadagnare e realizzare se stessa. Per quanto timida dimostrò di essere molto tenace. Era una ragazza dell’immediato dopoguerra, una nuova generazione.Nel 1946 chiese a Jim Daugherty il divorzio.
In tempi recenti Nancy Maniscalco, una scrittrice e commediografa che ha scelto il nome d’arte Nancy Miracle, sostiene che sarebbe la figlia di Marilyn e che tutta la storia di Gladys, la madre pazza, e dell’orfanotrofio riportata in tutte le biografie sarebbe stata inventata a Hollywood perché il vero nome di Marilyn sarebbe stato in realtà Daisy Cusumano, i suoi genitori sarebbero stati siciliani emigrati nell’Illinos e non in California e poi nel New Jersey. E la sua infanzia sarebbe stata normale.Marilyn ventenne avrebbe avuto la figlia Nancy da una relazione extraconiugale con un italoamericano, Vincent Bruno, e non potendola tenere con sé sia per lo scandalo sia perché stava iniziando la sua folgorante carriera a Hollywood l’avrebbe lasciata alla sorella con cui la bambina sarebbe cresciuta. Sarebbe andata a trovarla spesso ed effettivamente in una foto scattata durante le riprese di un famoso film di Marilyn si vede Nancy quattordicenneA 16 anni nel 1962 ascoltando improvvisamente alla televisione la notizia del decesso di Marilyn la figlia avrebbe avuto un terribile shock che le avrebbe fatto dimenticare molte cose. È possibile quando avvengono grandi shock perdere parte della memoria. Poi il tutto sarebbe riaffiorato nel 1985 quando un suo amico glielo avrebbe ricordato.Ma perché ad Hollywood avrebbero inventato la storia di Gladys e degli orfanotrofi ?Dice Nancy in un articolo “agli americani non piaceva l’idea che Marylin potesse avere origini italiane. Gli italiani erano discriminati all’epoca” e aggiunge che con la storia di un’infanzia tragica sapevano che ne avrebbero fatto un’eroina.Gladys Baker Mortensen, che sarebbe deceduta nel 1985, sarebbe stata scelta come madre proprio per la sua infermità mentale e quindi l’impossibilità di negare o confermare.La storia è verosimile. Se fosse confermata in qualche modo ufficialmente non potrebbe non farci molto piacere che Marilyn fosse stata in realtà siciliana.Nancy Miracle ha scritto un libro e una commedia su questo tema.L’invenzione hollywoodiana sarebbe stata un’ennesima violazione della vita di Marilyn che avrebbe dovuto rinunciare non solo alla sua vera identità e al suo nome ma anche agli affetti più cari e alla sua origine.
Hollywood era ed è una potentissima industria commerciale, un mondo dorato ma anche una gabbia oltre le sue lussuose ville e le sue palme tropicali nelle grandi avenue.Le star di Hollywood come la misteriosa svedese Greta Garbo, la determinata tedesca Marlene Dietrich, il rubacuori Douglas Fairbanks, l’ironico Clark Gable o il geniale regista Charles Chaplin vivevano tra travolgenti amori e divorzi repentini, partite di tennis e feste mondane. La stampa sensazionalistica da pochi centesimi dipingeva attrici ed attori come una élite invidiabile ed innarrivabile, un mondo che i giovani delle povere zone rurali o delle fabbriche di Detroit o Chicago non potevano neppure immaginare ma che faceva sognare e commuovere.In realtà Hollywood non era solo questo, era anche il lavoro incessante di centinaia di tecnici e di operai, una fabbrica di capolavori e di melensi fumetti nonché un mondo di ricatti sessuali e spietati businessmen in cui approdavano tantissime ragazze di bell’aspetto nella esigua speranza di essere notate da un produttore.
Marilyn frequentò a vent’anni una scuola di recitazione tenuta dall’attrice tedesca Natasha Lytess, curiosamente nata il suo stesso giorno, 1 giugno, ma tredici anni prima, nel 1913. Non bella ma carismatica la Lytess insegnò a Marilyn a muoversi, a cantare e recitare. Marilyn disse in una intervista che doveva tutto a lei.Secondo alcune fonti le due donne avrebbero avuto una relazione sentimentale e avrebbero abitato insieme due anni.In un’epoca in cui una relazione tra due donne era un tabù Marilyn ne parlò con franchezza e spontaneità ad un amico.Il loro rapporto sarebbe finito a causa della gelosia del suo secondo marito, Joe DiMaggio. Altre relazioni sentimentali probabili di Marilyn furono quelle con le attrici Marlene Dietrich, Joan Crawford (che in seguito la insultò) e Barbara Stanwych.
Nel 1949 a 23 anni Marilyn, che era già conosciuta come modella, accettò di fare una foto completamente spogliata, peraltro casta ma molto scandalosa per il dopoguerra. E fu proprio quella foto proibita ad aprirle veramente le porte di Hollywood dove fino a quel momento aveva interpretato dei piccoli ruoli. In seguito ella venne mal giudicata per averla fatta ma rispose con dignità che aveva quattro mesi di affitto da pagare ed era l’unica possibilità che avesse di guadagnare dei soldi. Era vero.
Il suo fisico cambiò: i capelli da castani diventarono biondi platino, venne trasformata da Hollywood e lanciata come un sex symbol, una bombshell come dicono gli americani, una bionda travolgente: la nuova Jean Harlow ma più bella.Marilyn da bambina aveva fatto un sogno: camminava spogliata in una chiesa e le persone presenti si inchinavano a lei per omaggiarla: era senza dubbio un sogno premonitore. Ma il fatto che lei fosse spogliata non solo era una premonizione del fatto che il suo aspetto fisico avrebbe avuto un ruolo determinante nella sua carriera ma anche che lei sarebbe stata inerme difronte alla devozione dei suoi fans e al successo. E l’America degli anni ’50 e poi tutto il mondo impazzirono per Marilyn Monroe. Lei divenne la donna dei sogni dell’americano medio per così dire e riceveva migliaia di lettere al giorno tra cui cinquanta proposte di matrimonio da sconosciuti. Bellissima, simpatica ed ingenua Marilyn divenne nell’immaginario collettivo la realizzazione di un sogno. E fu proprio il suo lato simpatico ed ingenuo ad attrarre le donne che videro in lei un simbolo di femminilità ma con qualcosa di familiare e di rassicurante: Marilyn era l’amica del cuore o la sorella che molte ragazze avrebbero voluto avere.Divenne anche la realizzazione dell’American dream: nel paese dove si dice che ognuno possa diventare presidente o avere molta fortuna Marilyn divenne un simbolo nazionale come la Coca Cola o il chewing gum ma lei era una donna reale, non un simbolo, non un sogno.Fu anche bersaglio dei moralisti sia in America sia in altri paesi che accusarono i suoi film di traviare la gioventù dell’epoca.
Il grande successo giunse nel 1952 con il film “Niagara”, un film parecchio dark diretto da Henry Hathaway a cui seguirono”Gli uomini preferiscono le bionde” di Howard Hawks, “Come sposare un milionario” di Jean Negulesco,”La magnifica preda” di Otto Preminger, “Quando la moglie è in vacanza” di Billy Wilder su un ligio marito che si ritrova ad avere una vicina di casa troppo affascinante, “Fermata d’autobus” di Joshua Logan, “Il principe e la ballerina” di Laurence Olivier girato a Londra (fu anche il periodo della terapia di Marilyn con Anna Freud), l’indimenticabile “A qualcuno piace caldo” di Billy Wilder (con la famosa battuta finale ‘Nobody is perfect’), “Facciamo l’amore” di George Cukor (1960) e lo sfortunatissimo “Gli spostati”, regia di John Huston del 1961, scritto da Arthur Miller ed ultimo film completo di Marilyn, Clark Gable e del tormentato, bellissimo attore gay Montgomery Clift.
Nel 1954 a 28 anni Marilyn si innamorò e sposò Joe DiMaggio, un italoamericano che era riuscito a diventare celebre negli States, era il numero uno del baseball. JoeDiMaggio aveva però un carattere molto geloso ed introverso. La vita di una star di Hollywood richiedeva molti impegni mondani e mal si accordava con la gelosia del maritoIn America c’erano tantissimi emigrati italiani, facevano i lavori più umili e c’era anche razzismo verso di loro, come faceva notare nella frase riportata sopra anche Nancy Miracle. La condanna a morte degli anarchici innocenti Sacco e Vanzetti nel 1927 era stata eloquente su come erano trattati gli emigrati italiani.Quasi nessun italoamericano riusciva a fare carriera eccetto il bel Rudolph Valentino, pugliese, primo divo del cinema muto, JoeDi Maggio e Frank Sinatra, siciliani, con cui Marilyn avrebbe avuto una relazione forse solo amichevole. Infine sugli italoamericani gravava l’ombra della mafia esportata dalla Sicilia a New York e quindi essi miravano ad integrarsi sempre più nell’American way of life accettando tutti i lati positivi e negativi che questa aveva.
Dopo solo nove mesi di matrimonio Marilyn e DiMaggio divorziarono a causa delle furiose scenate di gelosia del marito anche se comunque quando, poco prima di morire, l’attrice venne ricoverata in una clinica psichiatrica, Joe DiMaggio fu l’unico che la fece uscire da quell’inferno. Egli portò per decenni delle rose sulla sua tomba e prima di morire nel 2000 disse: “I’ll finally get to see Marilyn”. Tuttavia queste cose non devono farci dimenticare che JoeDiMaggio fu anche violento con lei.
Non fu neppure molto felice il matrimonio con il commediografo comunista Arthur Miller durato dal 1956 al 1961 sul quale Marilyn aveva riposto molte speranze. Era il suo terzo matrimonio e Marilyn era molto innamorata di Miller e divenne anche ebrea per poterlo sposare. Arthur Miller era l’autore di celebri commedie come “Uno sguardo dal ponte” e “Morte di un commesso viaggiatore” ed era l’immagine stessa di come molta gente si immagina gli intellettuali: molto magro, con gli occhiali e un’aria seria. Nonostante tutto il loro matrimonio non fu sempre felice, Marilyn perdette un bambino, Miller rimase deluso da lei (e come risulta dai diari di Marilyn la sua paura più grande era deludere coloro che amava), infine Miller iniziò una relazione con Inge Morath, una famosa fotografa, che aveva conosciuto sul set del film “Gli spostati” con cui si risposò.L’amore con Marilyn era già finito, Marilyn gli lasciò una villa del 1700 che aveva acquistato per loro quando divorziarono prendendo per sé solo un televisore. Arthur Miller non andò ai funerali di Marilyn. In seguito l’essere stato il marito di una grande star scomparsa così presto giocò a sfavore di Arthur Miller. Non gli fece onore che dopo la morte di lei scrisse una commedia, “Dopo la caduta”, in cui c’è il personaggio di una ragazza bella e nevrotica in cui adombrò l’ex moglie suscitando risentimenti tra gli amici di lei.Così sembrò a molti, vero o falso che fosse, che Miller si fosse approfittato a livello di immagine della moglie per poi lasciarla da sola.
In realtà non si sa di quali problemi psicologici soffrisse l’attrice, si disse che avesse paura del palcoscenico anche se spesso era obbligata a partecipare a serate mondane e si esibì anche di fronte a centinaia di soldati, che avesse difficoltà a memorizzare le battute dei film, che era spaventata dalla vita. Ella si sottopose a ben cinque psicoanalisi con cinque differenti psicoanalisti perché voleva star bene e guarire così come quando celeberrima si iscrisse al prestigioso Actors Studio di New York, la più moderna scuola di recitazione che era stata anche frequentata da Marlon Brando, con cui Marilyn aveva avuto una relazione sentimentale, per migliorare come attrice. Questa instancabile voglia di andare avanti e di progredire è un leitmotiv nella vita dell’attrice ma non era semplice essendo sempre sotto i riflettori. Ella voleva più di tutto essere un’attrice (ed era stato questo il motivo di base del divorzio dal suo primo marito Jim Doughourty), aveva studiato con passione la recitazione, il ballo, il canto ed era una brava attrice. Ha lasciato una biblioteca con migliaia di libri ed era appassionata di musica classica. Inoltre era di idee liberal, in un rapporto segreto veniva definita “molto di sinistra”.Il libro “Frammenti” che contiene i suoi diari, poesie, pensieri, rivela una persona sensibile, poetica, introspettiva, lontanissima del personaggio della sciocchina che spesso le facevano interpretare o dal sex symbol delle riviste patinate o dalla donna solo psicolabile.
Frank Sinatra disse prima di morire che il suo unico rimpianto era stato quello di non aver sposato Marilyn ma certamente la relazione che fece più scalpore fu quella con il presidente John F. Kennedy emersa solo negli anni ’70.Molto poco si sa di questa storia. Si sa che John Kennedy era un casanova. Sembra che Marilyn gli avesse regalato un orologio Rolex d’oro con incisa la frase “with love as always, Marilyn” ma egli lo avrebbe regalato ad un suo dipendente perché non avrebbe ovviamente potuto indossarlo a casa. L’orologio venne poi venduto ad un’asta. Qualcuno dubita che sia stata proprio Marilyn a far incidere la frase perché troppo dichiarata.Infine lei aveva cantato Happy Birthday al suo compleanno nel maggio del 1962.
Sono due le ipotesi sulla causa del decesso improvviso di Marilyn avvenuto il 4 agosto 1962 a soli 36 anni. È stata esclusa una causa naturale.Sono stati pubblicati tanti libri biografici su di lei, migliaia di articoli, documentari, film ma ancora non si sa la verità dopo 60 anni. I biografi sono sulla parte finale spesso in completo disaccordo come vedremo.
La prima ipotesi ed anche la più accreditata e che si legge sul certificato di morte è: “probabile suicidio”. È vero che Marilyn soffriva di un disagio psicologico non definito, è vero che nella sua luminosa villa a Brentwood, Los Angeles, arredata con mobili messicani, c’era una quantità di medicinali impressionante e che lei usava barbiturici (che erano i farmaci che gli psichiatri prescrivevano allora) e Valium.
Tuttavia il suicidio per quanto possibile non quadra molto con alcuni dati medici e con il fatto che lei era in quell’ultimo periodo di buonumore come sostennero i suoi amici. Aveva avuto un problema con le riprese del suo trentesimo ed ultimo film che era stato interrotto ed era stata licenziata ma poi la situazione si era risolta. In più avrebbe recitato anche in un altro film in cui sarebbe stata pagata molto.Aveva ripreso a frequentare Joe DiMaggio e lui le aveva proposto di sposarsi nuovamente. La data del matrimonio era stata fissata l’8 agosto.
La seconda ipotesi è quella di un omicidio. Prima di tutto c’è da notare che Marilyn il giorno prima della sua morte aveva comunicato al dottore Ralph Greenson, il suo psichiatra, che intendeva interrompere la terapia con lui e che cinque giorni dopo avrebbe sposato di nuovo Joe DiMaggio.Ella aveva anche detto alla sua governante, Eunice Murray, che non aveva più bisogno di lei.Dai racconti dei biografi entrambi sembrano personaggi alquanto sinistri, si dice che Marilyn avesse una grande dipendenza dal suo psichiatra ma che anche lui l’avesse da lei e che le prescrivesse una terapia farmacologica quantomeno azzardata. Era un tipo con dei baffetti e un’aria melliflua e sgradevole.Si dice che Eunice Murray avesse un attaccamento eccessivo per Marilyn ed era stata licenziata dall’attrice. Quel giorno sarebbe stato l’ultimo in cui avrebbe lavorato a casa di lei.Eunice Murray era una donna di mezza età su cui non si hanno dati biografici.Il resoconto di quella giornata maledetta, un sabato afoso e ventoso a Brentwood, Los Angeles, nelle loro dichiarazioni è sorprendente ed inverosimile. Ad esempio aspettarono almeno quattro ore prima di telefonare alla polizia dopo il decesso dell’attrice. Perché ?Esiste poi un’altra ipotesi e cioè quella che Robert Kennedy, fratello di John Kennedy ed allora ministro della giustizia, avrebbe eliminato Marilyn con la collaborazione di due guardie del corpo o di Greenson. Si attribuisce ai due una relazione sentimentale finita male.Nel 2014 vennero pubblicate due biografie completamente contrastanti su questo punto: quella di Donald Spoto “Marilyn Monroe. A Biography” che nega qualsiasi coinvolgimento di Robert Kennedy nella morte dell’attrice e quella di Jay Margolis e Richard Buskin “The Murder of Marilyn Monroe: Case Closed” che invece lo sostiene. Ci furono anche decennali controversie e cause sulla sua ingente eredità.Al suo funerale parteciparono solamente una trentina di persone.
Dopo la sua prematura scomparsa Marilyn diventò un mito, la sua immagine si ritrova sui poster, sulle T shirt e persino sugli accendini.Divenne anche un’icona gay. Lo scrittore gay Truman Capote le aveva dedicato un rimarchevole articolo, intitolato “A Beautiful Child”, in cui descriveva un loro incontro a New York.Tanti artisti della cultura pop si ispirarono a lei da Andy Warhol a David Bowie, dipinti, canzoni, film le sono stati dedicati, Pier Paolo Pasolini la chiamò “sorellina”.
Tra tutte le opere spicca la bellissima poesia
Orazione per Marilyn Monroe” di Ernesto Cardinal, prete e poeta di sinistra nicaraguense dove si legge:
(…) Signorein questo mondo contaminato di peccati e di radioattività
Tu non incolperai soltanto una piccola commessa
che come ogni piccola commessa sognò di essere una stella del cinema.
E il suo sogno divenne realtà (ma come la realtà del tecnicholor)
Essa non fece altro che agire secondo il copione che le demmo
– Quello delle nostre stesse vite – Ed era un copione assurdo.
Perdonala Signore e perdona noi
per la nostra 20th Century
per questa Colossale Super Produzione nella quale tutti abbiamo lavorato.
Ella aveva fame di amore e le abbiamo offerto tranquillanti (…)”.