“La forza di Antonia”, un bellissimo libro

Articolo di Lavinia Capogna

“Nonostante tutta la sofferenza che ho maturato, non ho mai smesso di avere fiducia e di dare amore agli altri. Ho sempre amato, con passione, con coraggio, con incoscienza ma ho amato.” – così scrive Antonia Monopoli nella sua autobiografia ” La forza di Antonia: storia di una persona transgender ” scritto in collaborazione con Gerardo Maiello. Mi pare che proprio questo amore verso gli altri che non è venuto meno nemmeno in circostanze molto difficili sia la grande forza di Antonia e sia il bellissimo messaggio che Antonia può trasmettere agli altri.

Antonia è una delle 400.000 persone transgenders italiane anche se in realtà questa stima ufficiale sembra sia molto inferiore al numero delle persone che sentano di autodefinirsi così. Una persona transgender è una persona che nasce maschio o femmina biologicamente ma che interiormente sente fortemente di appartenere al genere opposto. Non ha nulla a che fare con l’orientamentamento sessuale perché le persone transgender possono essere sia eterosessuali sia omosessuali sia pansessuali.

Questa percezione si può avere sia nei primi anni di vita, sia durante l’adolescenza.

Nel passato in civiltà come quella dei native Americans che noi chiamiamo indiani d’America ed in altre antiche culture le persone transgender erano considerate persone che avevano temperamenti da leader e guaritori ed erano chiamati two spirit.

Purtroppo, la storia delle persone transgender nel passato è andata perduta a causa delle grandi discriminazioni che queste persone hanno subito nei secoli e che subiscono ancora oggi nonostante la presenza in molte parti del mondo del movimento Lgbt. Il passato è stato coperto dal silenzio e quando in una società non si parla di qualcosa – ci insegna l’antropologia – vuol dire che non si ammette che questa condizione esista anche se in verità esiste.

Essere transgender non è una malattia fisica e non é un disturbo psichiatrico nonostante per molto tempo lo sia stato considerato. Nel 2019 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha approvato l’eliminazione dall’ICD (International Classification of Diseases) la disforia di genere dalle malattie mentali. Certamente è avvenuto con biasimevole ritardo.

Grazie ad una legge approvata in Italia nel 1982 è possibile per le persone transgender chi lo desiderino intraprendere un percorso per modificare il proprio aspetto fisico, un percorso molto impegnativo, in cui si è seguiti da medici, psicologi, giudici. Come dice Antonia nel suo libro queste operazioni non solo modificano il corpo ma modificano anche l’anima e hanno chiaramente un grande impatto emotivo.

Antonia, attivista per i diritti umani, è nata a Bisceglie in Puglia circa 45 anni fa ed è milanese d’adozione perché sono ormai più di vent’anni che abita a Milano dove attualmente è responsabile dello Sportello Trans di Ala Milano che si occupa di dare un concreto sostegno e informazioni alle persone che si rivolgono ad esso e alle detenute trans che vivono situazioni difficili nelle carceri, di cui Antonia parla nel libro.

 Antonia è stata invitata pochi mesi fa a partecipare alla campagna della nota rivista Vanity Fair ” Io sono Milano uniti contro il Covid “. E’ stata intervistata varie volte sia in televisione sia sui giornali.

Nel 2017 era stata invitata ad essere la madrina del Pride di Pavia invito che ha accettato con grande piacere e onore.

La sua storia inizia proprio a Bisceglie, una cittadina sul mare, nella bella Puglia. La mamma di Antonia è una brava ricamatrice che lavorava in casa, il papà un muratore e maschera in un cinema teatro. Nel libro Antonia scrive del suo grande amore verso i genitori che si trovarono in una situazione imprevista.

Quando Antonia (allora Antonio ) ha 7, 8 anni un cugino più grande fa notare loro che i modi di Antonia  sono da bambina e non da bambino. Teniamo presente che in quel tempo non c’era nessuna informazione sull’argomento, non esisteva internet su cui poter fare ricerche.

 La madre di Antonia chiese consiglio al medico di base che le disse di rivolgersi ad uno psichiatra che lavorava in un vicino manicomio. Antonia venne sottoposta ad una visita psichiatrica e il consiglio del medico fu scioccante: fare una lobotomia cioè un’operazione al cervello ad un bambino in perfetta salute. Per fortuna la mamma di Antonia rifiutò il consiglio.

Negli anni che seguirono Antonia dovette fronteggiare discriminazioni da parte dei bulli della sua cittadina giungendo persino ad un tentato suicidio. Purtroppo, non è una cosa rara per le persone transgender perché il bullismo di cui sono vittime può portare ad una reale disperazione ma il messaggio di Antonia è quello di non arrendersi mai e farsi aiutare da chi può aiutare. Oggi ci sono associazioni rintracciabili in pochi minuti online a cui rivolgersi, sono stati pubblicati alcuni libri sul tema, realizzati alcuni film, Vladimir Luxuria è stata spesso in televisione, Gianmarco Negri, un transgender, avvocato, é stato eletto sindaco di una cittadina lombarda, e gli/le adolescenti trans possono trovare un aiuto che quando Antonia era adolescente non esisteva anche se c’è ancora molto da fare.

Ogni anno il 20 novembre in Italia e in molti altri paesi del mondo avviene il Transgenders Day Remembrance ( la Giornata Internazionale della Memoria delle vittime transgenders  ) che ricorda le persone uccise. Nel 2019 sono state 369 nel mondo.

Ma quali sono le ragioni della transfobia ? L’avversione verso le persone transgender così come la transfobia è una cosa profondamente ingiusta e nasce sia da vari fattori sociopsicologici sia dall’ignoranza.

Le persone transgender sono persone che realizzano se stesse, che seguono il loro cuore anche se seguirlo è un percorso difficile, che affermano se stesse in un mondo dove moltissime persone rinunciano ad essere autentiche per diventare ciò che la società propone loro ( o meglio pretende da loro ) in tutti i campi come modelli stereotipati e scoloriti, si adeguano, scendono a compromessi. E perciò le persone transgender suscitano invidia e l’invidia genera aggressività.

In più le società sono costruite su modelli rigidi che hanno decretato  che cosa sia maschile e che cosa sia femminile, addirittura fin dalla nascita si usano per esempio il colore rosa per le bimbe e azzurro per i bimbi anche se ciò è irrazionale e poi andando avanti si insegnano ai bambini ( maschi ) cose dannose come a non piangere, a non manifestare emozioni e alle bambine a non giocare con i soldatini e il trenino ma con le bambole e si potrebbero fare molti altri esempi.

 Le persone transgender e anche i gay e le lesbiche solo per il fatto di esistere mettono automaticamente in discussione questi modelli rigidi.

E le società non amano chi le mette in discussione.

A metà anni ’90 Antonia ormai ventenne su consiglio di due amiche si trasferì a Milano dove incominciò a lavorare nell’ambiente delle sex workers, scrive ” mi dicevano che sarei potuta diventare come loro seguendole a Milano ma ciò avrebbe comportato per sopravvivere di scegliere la prostituzione perché così venivamo trattate noi donne trans: oggetti di piacere non persone delle quali la società si vergognava e quindi escludeva dal mondo del lavoro e della vita in comune “.

Infatti, era ed è difficile per le persone transgender che si avvicinavano al cinico mondo del lavoro trovare un impiego.

Anche Antonia cercò lavoro in alcuni supermercati e negozi in cui non venne assunta.

Una situazione che deve assolutamente cambiare ma che potrà cambiare solo quando ci sarà la volontà politica di cambiarla.

Nella parte centrale del libro Antonia parla del mondo delle sex workers, un mondo che chi non vi fa parte conosce solo attraverso i ritratti che ne fecero i grandi scrittori classici come Victor Hugo, Dostoevskij, Zola, qualche film, tragici episodi di cronaca nera.

Antonia incontrò anche due uomini che si innamorarono di lei

Dopo 10 anni riuscì ad uscirne non dimenticando – come vedremo – le ragazze che non ci riescono.

In quegli anni Antonia incominciò, seguita da medici e psicologi, che si dimostrarono sensibili alle situazioni emotive delle persone transgenders, il suo percorso per modificare il suo aspetto fisico in modo che coincidesse con la sua interiorità.

Fu una bellissima rinascita. Non a caso Antonia e il movimento Lgbt utilizzano l’immagine della farfalla per le persone transgenders che ha una grande valenza simbolica e spirituale

Dopo 10 anni Antonia lasciò il mondo delle sex workers per dedicarsi interamente all’attività sociale nei gruppi trangenders del movimento Lgbt. Con Ala Milano Antonia fa anche ronde notturne insieme a psicologi sociologi e educatori tirocinanti per aiutare le sex workers, dare informazioni, distribuire preservativi, offrire la possibilità di fare rapidi test dell’Aids e scambiare quattro chiacchiere condividendo caffè e tè caldi portati da Antonia nelle fredde notti milanesi.

Qualche anno fa una regista propose ad Antonia di partecipare come attrice ad una rappresentazione teatrale ed Antonia, che già da giovane si era interessata all’arte della ceramica, scoprì con passione la recitazione teatrale. In seguito lavorò in un call center come astrologa e cartomante di talento.

” La forza di Antonia ” è un libro scritto in uno stile scorrevole e gradevole, dovrebbe essere secondo me tra i libri leggibili nelle biblioteche e anche nelle scuole superiori per iniziare a parlare in modo serio e costruttivo di questo tema con gli studenti.

E’ la storia di una vita scritta con grande onestà e dignità, una storia di resilienza, che dona speranza.

Associazione di promozione sociale
di Roma che si occupa di cultura e
diritti LGBTQI+

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