Il grande amore di Isabella 

Il grande amore di Isabella do Parma

Articolo di Lavinia Capogna

“Je meurs d’amour pour toi, Isabelle de Bourbon-Parme, lettres à l’archiduchesse Marie-Christine” (Muoio d’amore per te, Le lettere di Isabella di Borbone Parma all’Arciduchessa Maria Cristina) è un commovente documento umano di 195 brevi lettere inviate da Isabella al suo grande amore Maria Cristina, sua coetanea e cognata. Il libro è anche la prima reale testimonianza di un amore tra due ragazze dopo i frammenti di Saffo, le poesie seicentesche della poetessa messicana Juana Inés De La Cruz, l’amore tra Cristina di Svezia ed Ebba Sparre ed altri vaghi accenni sottratti alla distruzione del tempo ed alla censura maschile.

William Shakespeare aveva narrato dell’amore di Olivia per Viola, nato da un malinteso, nella sua commedia “La dodicesima notte” e John Donne aveva dedicato una poesia a Saffo ma erano state creazioni letterarie, qui invece è una ragazza che parla e non si tratta di un’opera d’arte per quanto bella ma di vita reale e questo rende questo volume, ancora non tradotto in italiano (come altri seri saggi a tematica lgbt) un prezioso documento storico.

Sono brevi lettere fortunatamente sfuggite alla distruzione e all’oblio, purtroppo quelle di Maria Cristina ad Isabella sono andate perdute o più probabilmente sono state distrutte eccetto una.

Così questo carteggio epistolare illumina a sprazzi un amore segreto avvenuto in una delle corti più potenti dell’Europa settecentesca, quella dell’Austria al massimo del suo prestigio con regnante l’imperatrice Maria Teresa, madre di ben 10 figli tra cui la celebre Maria Antonietta, ultima regina di Francia, Joseph, suo successore come imperatore e marito di Isabella, Carolina, regina consorte di Napoli nel regno delle Due Sicilie.

Le lettere sono a cura di Élisabeth Badinter, nota filosofa e femminista francese, che ha operato nel corso degli anni un’importante ricerca sulla storia perduta delle donne.

Isabella di Parma era nata nel 1741 a Madrid in Spagna, sua madre era la figlia di un altro potente monarca Louis XIV, chiamato il Re Sole, che fece costruire Versailles.

Suo padre era un gentiluomo.

Isabella crebbe a Madrid ma presto si trasferì a Parigi dove visse una vita più spensierata fatta di serate a teatro, opere italiane allora in gran voga, balli, in una corte, quella francese, meno severa e meno cattolica di quella spagnola. 

Poi si trasferì a Parma dove suo padre era stato nominato Duca ma dove si sentì sola ed isolata, la piccola corte di Parma era opaca e sbiadita in confronto a Parigi, tra piccoli intrighi e noiose giornate. Fu allora che si gettò a capofitto nello studio, filosofia, matematica, e scrisse un innovativo trattato sull’educazione dei bambini dove si oppose alle violenze fisiche e psicologiche usuali al tempo e sostenne la “dolcezza” e il coinvolgimento degli alunni come metodo educativo.

Scrisse anche una riflessione sul cristianesimo, Isabella era credente ma non bigotta come molti allora, ed altri pregevoli scritti tra cui uno sulla vita infelice delle principesse che per quanto privilegiate erano recluse nei palazzi e costrette a matrimoni non d’amore ma decisi spesso fin dalla loro nascita. Le famiglie reali erano tutte imparentate tra di loro il che serviva al mantenimento del potere.

Ella donava anche il suo denaro ai poveri di Parma.

Isabella era una ragazza molto graziosa dallo sguardo intelligente, come testimonia un suo ritratto dipinto da un noto pittore svizzero, suonava anche con passione il violino, conosceva il francese, lo spagnolo, l’italiano e quando un emissario dell’imperatrice austriaca Maria Teresa le propose il matrimonio con il coetaneo Joseph incominciò a studiare con profitto il tedesco.

Nel 1759 quando Isabella aveva 17 anni sua madre morì improvvisamente durante un soggiorno in Francia il che le provocò un estremo dolore, dimagrì molto e sviluppò una ossessione verso la morte, probabilmente una conseguenza del trauma.

Nel 1760, poco prima di giungere dopo un’estenuante viaggio a Vienna per conoscere e sposare Joseph nonché l’Imperatrice madre, ricevette una lettera di Maria Cristina, una sorella di Joseph, a cui rispose nel modo più garbato ed affabile e ben presto le due ragazze e presto cognate diventarono amiche.

Maria Cristina era bella, a tratti malinconica perché aveva avuto una infelice infatuazione platonica per un ragazzo, suonava il clavicembalo e dipingeva.

Suo fratello Joseph invece era spaventato dall’imminente matrimonio, aveva 19 anni ma era ancora un adolescente, ben presto si sarebbe innamorato della moglie. Tempo dopo diventato imperatore, quando Isabella era già deceduta, avrebbe proposto notevoli riforme, finanziato alcune opere di Mozart e sarebbe diventato l’esempio di un sovrano illuminato. 

Gli sposi ebbero due figlie ed Isabella due parti non portati a termine per cause naturali.

L’imperatrice Maria Teresa, severa, molto religiosa, abile regnante ma anche secondo Isabella tenera e compassionevole nel privato restò affascinata dalla nuora, la adottò come una figlia: Isabella era timida, amabile, colta, gentile.

Le lettere tra Isabella e Maria Cristina testimoniano un veloce crescendo nell’amicizia tra le due ragazze che si sarebbe trasformato in un amore, un amore appassionato, profondo, coinvolgente. Un amore che non sembrò destare in loro troppe preoccupazioni perché l’omosessualità femminile era nell’aristocrazia settecentesca relativamente accettata purché non diventasse di dominio pubblico. La vita di corte tra obblighi politici, sociali, religiosi, mondani, visite diplomatiche, balli, teatri, concerti e gravidanze, lutti, matrimoni appare appena sullo sfondo nelle lettere ben scritte di Isabella che si concentrano sul suo amore per Maria Cristina.

In alcune ella si paragonava a noti personaggi di innamorati delle commedie del tempo in una chiara e garbata schermaglia amorosa, tutta settecentesca, in altre ella faceva l’ingenuo errore o l’abile strategia di elogiare una gentildonna di straordinaria bellezza conosciuta ad un ballo suscitando gelosie improvvise, scoppi di pianto e riconciliazioni, tenere parole, Maria Cristina era a volte “crudele”, a volte un “angelo”.

Le brevi lettere sono commoventi perché svelano un cuore innamorato, quello di Isabella, un “amore angelico” come lo definisce lei in una lettera ma anche sensuale.

Ci sono nelle lettere un paio di frasi osé ma che nel secolo dei Lumi non lo erano, ci sono lacrime sulle pagine ingiallite, parole cancellate e macchie di inchiostro.

Joseph probabilmente (ma non è certo) non seppe nulla della relazione, le complici erano le dame di compagnia delle due ragazze. 

Il carteggio amoroso divenne sempre più struggente.

Le numerose gravidanze affaticarono Isabella, tornò a mangiare pochissimo (in una lettera scriveva di aver mangiato solo un uovo e una prugna), dimagrì molto, soffriva di insonnia, e forse visse un conflitto emotivo tra la vita di facciata con un marito con cui era gentile ma non innamorata e quella segreta e felice con Maria Cristina.

Dopo un parto Isabella morì di vaiolo, consapevole di morire, a soli 22 anni nell’inverno del 1763.

La morte di Isabella fu per suo marito un dolore inguaribile e anche per sua suocera, l’imperatrice, e per Maria Cristina che divenne una seconda madre per la figlie di lei e che conserverà in un libro di preghiere un ritratto di Isabella con alcune toccanti parole su di lei scritte di suo pugno. 

Maria Cristina sposò poi un principe, sembra in un matrimonio felice, e gli lasciò le lettere di Isabella. Egli non le distrusse, le conservò e dopo varie peripezie si trovano oggi custodite a Budapest in Ungheria (l’Ungheria ai tempi di Isabella e non solo faceva parte dell’impero austriaco).

La cosa interessante è che queste lettere riscoperte nel 2008 hanno suscitato anche critiche e rancori da parte di commentatori e commentatrici online probabilmente irritati dal fatto di trovarsi difronte ad un vero amore e non a un volubile flirt.

Associazione di promozione sociale
di Roma che si occupa di cultura e
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