Grande successo per il docufilm “L’altra altra meta’ del cielo – donne” con performance di bodypainting
Dopo la prima nazionale dello scorso novembre alla Casa Internazionale delle Donne con relatori ed ospiti di rilievo mediatico, grande successo di pubblico si è replicato sabato scorso – 25 gennaio 2020 – nella sede del Dì Gay Project per la proiezione del terzo docufilm “L’altra altra meta’ del cielo – Donne” realizzato dalla presidente dell’associazione Maria Laura Annibali con la regia di Filippo Soldi, in cui si dà nuovamente voce al mondo dell’omosessualità femminile.
Nella piccola sede di DGP sono intervenute oltre 70 persone e purtroppo molte hanno dovuto assistere in piedi ed alcune non sono nemmeno riuscite ad entrare nella sala e per questo ce ne scusiamo.
Sei storie di donne che amano altre donne e che raccontano il loro modo di essere donne, lontane dagli stereotipi presenti nella cultura dominante e imposti dai mass media. E infatti, nel documentario si incontrano donne che sono tali dalla nascita, ma anche donne che lo sono divenute con un doloroso processo di transizione dopo aver preso coscienza di essere nate in un corpo maschile – diverso da quello percepito dalla propria psiche – ma che dopo la transizione continuano ad avere lo stesso orientamento sessuale e si innamorano di persone del nuovo sesso di appartenenza per cui amano altre donne.
In questo variegato viaggio tra identità femminili, la Annibali affronta due tematiche importanti: la questione dell’appartenenza di genere e quella dell’orientamento sessuale. Due temi spesso confusi nell’opinione pubblica e anche nella stessa dialettica da salotto, ma che il documentario attraverso le interviste a due delle protagoniste interessate dal percorso di transizione MTF riesce a dipanare con lo sforzo di mettere in risalto le necessarie distinzioni tra i due argomenti.
Il messaggio risulta molto efficace perché viene messo a confronto con il racconto di storie di donne lesbiche single o accoppiate – secondo la legislazione vigente “unite civilmente” e c’è da aggiungere anche “felicemente” – con un vissuto biologico ordinario e un percorso di crescita individuale e sociale che le porta a scoprire e ad avere successivamente piena consapevolezza del proprio orientamento sessuale in direzione omoerotica. Dal raffronto non emergono differenze sostanziali nella capacità di amare persone dello stesso sesso, ma semplicemente si diversificano quelle che possono definirsi le modalità di amare che per principio fanno parte della propria sfera intima, e che in quanto tali appartengono in maniera unica ad ogni singola persona.
Alla proiezione del documentario è seguito un dibattito con diversi interventi dei partecipanti all’evento ed in cui è emerso che la capacità di amare delle donne lesbiche possiede in sé un’elevata autenticità dovendo ancora affrontare i pregiudizi di buona parte società ancorata al tradizionale sistema binario del maschile e del femminile.
Al dibattito ha fatto da cornice una suggestiva performance di bodypainting a cura dell’artista marchigiana Francesca Guidi sul corpo della modella Silvia Terriaca dell’agenzia MTM events, una performance in cui è risultato chiaro il messaggio di contrasto all’omofobia nella miscellanea dei colori sparsi sul corpo della modella in uno slancio cromatico che andava ben oltre le tradizionali tonalità dell’arcobaleno, che la platea ha apprezzato con molto entusiasmo.
Recensione a cura di Karmel Attolico